La Storia d'Ezzelino

Ezzelino (o Ecelino) III da Romano, detto il Terribile, nato a Onara il 25 aprile 1194 e morto a Soncino il 27 settembre 1259, è stato un condottiero e politico italiano, signore della Marca Trevigiana. 

Appartenente alla famiglia germanica dei Da Romano, detti anche Ezzelini, era il figlio primogenito di Ezzelino II il Monaco ed Adelaide di Mangona, e fratello di Alberico e Cunizza da Romano.

Audace, astuto e valoroso, la sua decisione e volontà di dominio sfociarono in atti di spietatezza e crudeltà di fronte ai tanti pericoli che lo circondavano, in massima parte successivi alla morte del suo alleato Federico II di Svevia, avvenuta nel 1250.  

Nelle cronache posteriori gli vennero dati appellativi come “feroce” e “terribile”, anche se molte delle nefandezze attribuitegli sono frutto di leggende.

Le Origini

La famiglia dei Da Romano giunse in Italia dalla Germania tra il X e l’XI secolo. Si stabilì prima a Onara, attuale frazione di Tombolo, dove fece costruire un castello e, dal 1199, a Romano, un borgo situato nelle vicinanze di Bassano del Grappa che dal 20 novembre 1867, dopo l’Unità d’Italia, per non venir confuso con l’omonimo lombardo e piemontese, prese il nome di “Romano d’Ezzelino”. 

I Da Romano vengono comunemente identificati come “Ezzelini”, in quanto tutti i capostipiti hanno portato questo nome, da Ezzelino I il Balbo a Ezzelino II il Monaco ed Ezzelino III il Tiranno. Segnalatosi in giovane età nelle guerre per il controllo del vicentino, nel 1223 ottenne da una divisione dei beni paterni col fratello Alberico i territori di Bassano, Marostica e tutti i castelli situati sui colli Euganei. Aveva già manifestato le sue speciali inclinazioni per la guerra, unite ad uno spirito di dissimulazione e pazienza, straordinari per la sua età.

Le conquiste

Le cronache  descrivevano Ezzelino III un fosco tiranno che traeva personale diletto nell’escogitare torture raffinate quanto crudeli. 

Il XIII secolo fu l’epoca delle guerre tra città e fazioni interne alle stesse città, dei combattimenti per il potere tra lignaggi signorili e mercantili, Ezzelino III, si avvalse dell’alleanza imperiale per affermare il controllo su un territorio sovracittadino e garantirne i pacifici traffici commerciali,  garantendo successivamente lo sviluppo economico dei propri domini temporali.  Grazie alle sue abilità politico-militari, Ezzelino III estese il suo dominio su Bassano, Belluno, Brescia, Padova, Trento, Verona e Vicenza, creando una sorta di signoria.

Nel 1233 Ezzelino III da Romano distrusse il castello di Caldiero esistente sul Monte Rocca. L’imperatore nel 1236 gli concesse una guarnigione per metterlo al sicuro dai moti e dalle minacce popolari che serpeggiavano nei domini soggetti agli Ezzelini. 

Lo stesso anno Federico saccheggiò Vicenza e ne dette il governo ad Ezzelino, il quale, nel 1237, si fece consegnare anche Padova, città molto più ricca e potente. Il 27 novembre 1237 Federico gli promise in sposa una sua figlia naturale, Selvaggia, che morì giovanissima. Ezzelino III in seguito si risposò altre due volte. 

Divenne così, con l’appoggio dell’imperatore e dei suoi consiglieri, tra cui l’astrologo Guido Bonatti, vicario imperiale per tutti i paesi tra le Alpi di Trento e il fiume Oglio. Tutta quest’area, del resto, era già di fatto sotto la giurisdizione di Ezzelino. 

Nel 1242 Ezzelino III diede alle fiamme e si impadronì della città di Montagnana, al tempo controllata dagli Este.

Questo evento viene rievocato ogni anno nel comune padovano agli inizi di settembre con l’incendio della Rocca degli Alberi.

Dante Alighieri nella Divina Commedia lo collocò all'Inferno, sommerso in un fiume di sangue, nel girone riservato a coloro che furono violenti contro il prossimo: «E quella fronte c'ha 'l pel così nero, è Azzolino»

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XII, vv. 109-110)

l' uomo

Ezzelino III non fu certo più feroce, in particolare prima del 1250 :  anticipò con una vera politica regionale le forme di organizzazione politica signorile e rinascimentale, che nasceranno proprio per superare gli eterni conflitti delle oligarchie dei mercanti e banchieri che governavano i Comuni. 

Senza contare che alla sua corte si esercitava un attento mecenatismo culturale per il quale trovarono qui rifugio i poeti provenzali in fuga dal sud della Francia e non si può negare allo stesso Ezzelino III la pre-paternità del Veneto, attuata con gli ordinamenti e l’unità politica, tanto che qualche autore moderno arriva a sostenere che se il binomio Federico-Ezzelino fosse stato vincente, il Veneto sarebbe diventato non già una regione d’Italia ma un Land tedesco.

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